Intervento di Marika (Medica):
Siamo qui perchè in quanto attiviste del Laboratorio Salute Popolare quotidianamente abbiamo a che fare con quella fascia di popolazione esclusa dal sistema delle cure, con coloro per i quali risulta impossibile accedere ad un servizio sanitario pubblico cosi come ad un pasto caldo o ad un luogo sicuro in cui dormire.
Non si puo e non si deve più parlare di salute senza prenderne in carico tutti i suoi determinanti sociali.
Perciò oggi siamo qui per pretendere che i fondi del Next Generation EU siano qualcosa di più di un semplice contentino, tanto in termini economici quanto in termini concettuali.
La bozza del nuovo PNRR dell’Italia dello scorso 7 dicembre ci ha dimostrato come ancora una volta la salute venga messa all’ultimo posto. Dei 197 miliardi destinati all’Italia infatti solo il 4%, ovvero 9 miliardi, verrà investito in salute, salute che rappresenta così l’ultima voce di una lista di ben 6 “campi” da cui questo paese intende ripartire.
Ma la cosa più grave è che di questi 9 miliardi, circa 5 saranno dedicati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie e i restanti 4 alla nascita e al potenziamento di una telemedicina che per sua stessa essenza rimarrebbe comunque a panaggio dei più abbienti e incentiverebbe ancor di più il concetto di salute in un’ottica meramente aziendale, biomedica e per nulla territoriale e fisica, perchè parlare di “modello digitale dell’assistenza territoriale” non è fare salute, non è avvicinarsi e rispondere ai bisogni di tutte e tutti ma è dimenticarsi e lasciare indietro ancora una volta i più vulnerabili, costringendoli a rimanere sempre più intrappolati in un grave stato di povertà, perchè se già vivere per strada o in una casa sovraffollata e senza luce costituisce un discriminante fortissimo nella possibilità di accedere ai servizi, avere una connessione ad internet e uno smartphone per potersi tenere in contatto con il proprio medico la renderebbe impossibile.
Nonostante la prima ondata di covid avesse già fatto emergere le numerose criticità di un sistema sanitario frammentato al suo interno e frammentante a sua volta (che tende a dividere in fasce più o meno meritevoli la società con cui si rapporta ogni giorno), dopo 10 mesi e una seconda ondata il numero degli esclusi è solo aumentato e questa grossa fetta di popolazione sempre più marginalizzata ha da tempo perso fiducia e speranza nella struttura assistenziale tutta.
Pretendiamo che queste ingenti risorse aprano la strada ad una vera “Next Generation”, fatta di inclusione, libero accesso alle cure per tutte e tutti ma anche di tutele per tutti quegli operatori sanitari che ad oggi si ritrovano a dover accettare dei fatiscenti contratti co-co-co della durata di uno o tre mesi, che non garantiscono nè vera formazione professionale da un lato nè tantomeno continuità nel percorso di cura dall’altro.
Siamo qui per dire basta ai tappabuchi e alle politiche sempre e solo a favore dei privati, che hanno già dilaniato abbastanza questo paese negli ultimi 40 anni!
La salute non è un business, non è un lusso di pochi.
La vera salute produce benessere, non mette in ginocchio un intero paese!
Vogliamo interventi strutturali e li vogliamo adesso!